Delio Gennai. Dialoghi in controluce

Delio GennaiAl termine della mostra Una selezione di opere di Delio Gennai, sabato 28 maggio lo Studio Gennai di Pisa (via San Bernardo, 6) ospita due appuntamenti.

La presentazione del libro MURI, ARTE e ORDINE PUBBLICO. Il graffitismo nell’arte contemporanea, prevista alle ore 18 con interventi di Alessandro Dal Lago (sociologo), Serena Giordano (Storica dell’arte e artista) e Ex-Voto Fecit (street artist), organizzato e coordinato dalle associazioni culturali Multiversum Arte e Artiglio sarà preceduta alle ore 17 da una conversazione “in controluce” con DELIO GENNAI a cura di Francesca Pepi (Associazione culturale Fuori dal Museo), per apprezzare le opere insieme al loro autore.

DELIO GENNAI. DIALOGHI IN CONTROLUCE (ore 17)

Protagonista dell’incontro è l’opera, in controluce, sospesa tra il suo autore ed il suo nuovo interlocutore, carico di interrogativi e distrazioni sempre più incalzanti.

Silenziosa, anche oscillando nel vuoto, l’opera rimane in attesa di domande, quasi fosse un oracolo, pronto a svelare e a celare ad un tempo il nostro grado di apertura alla conoscenza del mondo, della sua complessità, a partire dalla adesione all’imperativo delfico del “Γνθι σεαυτόν / Gnothi seautòn / conosci te stesso“.

Racconta come sotto la pellicola spietata e innocente delle cose si nasconda e si riveli un fascino che ha una sua vita propria, indipendente dalle sorgenti che danno origine agli eventi e alle loro narrazioni.

Gennai restituisce in ostensione o sotto vetro l’alfabeto dell’umanità, crittografato nelle scritture istologiche di natura animale e vegetale, estrapolato dalla sua contingenza storica, senza tuttavia negarla. Ne riconosce ed esalta l’energia metaforica e performativa, custode di una sapienza immutata nel trascorrere del tempo, troppo spesso messa sotto silenzio, con la violenza delle armi e del potere, che di volta in volta cambia connotati per aggiornare la propria ostinata  grettezza, censurare l’identità che sussiste al di sotto della multiforme diversità.

Alfabeti antichi e nuovi, caratteri cufici, scritture arabe, eleganti, sinuose o filiformi, parole nel vento e ritagliate, si accumulano o si rincorrono ordinatamente a descrivere il vuoto di una memoria che racconta se stessa attraverso l’eco dell’ombra proiettata nel muro o sulla carta.

Le scritture arabe hanno cominciato ad affiorare nelle opere di Gennai a partire dagli anni ’80, ispirate ai bacini ceramici islamici e ai famosi stendardi sottratti dai crociati e conservati nella Chiesa dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano di Pisa; analogamente, le sue astratte geometrie hann20160422_191732o tratto ispirazione dalle tarsie marmoree delle architetture pisane medievali.

L’artista è tornato più volte, a distanza di anni, su queste fonti di ispirazione da lui tradotte su carta, sottoponendole ad un’analisi estetica e iconografica generatrice di nuove forme, lette in un sistema binario di ombre e di luci, di presenze e di sottrazioni. Ne ha strapolati gli elementi per ricomporli secondo una nuova disposizione logico-formale.

In particolare, sono gli stendardi ottomani ad aver polarizzato la sua ricerca, come nell’installazione Luna crescente, realizzata a Monaco nel 2012, per un vessillo esposto per circa 200 anni nel Duomo Frauenkirche come simbolo della vittoria sugli infedeli. Recentemente questa sua ricerca è stata documentata nel volume Le bandiere della Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri di Pisa, a cura di Marco Gemignani (CDL Libri 2016).

Dal dialogo con l’antico, colto nelle sue instabilità e persistenze, Gennai ha tratto un elegante repertorio di forme e di evocazioni, struggenti, come il controllato contrasto tra il nitore delle architetture degli Alcazar e i fitti arabeschi delle loro decorazioni interne. Il carattere suadente delle sue scritture si sprigiona con una ancora maggiore forza solcando algido il vuoto, penetrato dall’ombra. Queste conformazioni raggelate mettono a freno ogni istinto e irragionevolezza accantonando il bestiario delle violenze insensate antiche e a noi coeve, quasi invitando alla sospensione di giudizio, all’uso di ragione, non sprovvista tuttavia –verrebbe da dire- di un desiderio di pacificazione utopisticamente coltivato, come necessità dello spirito e dell’inconscio riconciliati, ad approdare in una terra di equilibrio e di felicità.

MfP

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Paesaggio dipinto. Paesaggio negato e rivisitato. Dai Macchiaioli ai giorni nostri…

Villa Gioli a Poggio Alla Farnia di Fauglia

Francesco Gioli, Villa Gioli a Poggio Alla Farnia di Fauglia. Collezione Carlo Pepi


Dalla Collezione Carlo Pepi, con opere dei Macchiaioli e dei loro allievi, degli artisti livornesi e dei maestri del ‘900, l’itinerario si sviluppa nei luoghi dove soggiornarono Silvestro Lega e Giovanni Fattori, ospiti delle famiglie Tommasi e Gioli, nelle colline tra Crespina e Fauglia. Il percorso offre lo spunto per rileggere il paesaggio nei suggestivi immutati scorci e nelle sue lacerazioni. Dopo la sosta nel giardino di Villa Gioli, prende forma di happening creativo vicino al complesso architettonico di Villa Corsini, in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico dal 1955.

Passeggiata nell’arte SABATO 21 maggio

Ore 15 Ritrovo: Crespina Piazza della Chiesa di S. Michele – incrocio Via Tommasi

Ore 18 Ritrovo: Valdisonzi per happening creativo di riappropriazione dello sguardo

Partecipazione gratuita e creativa!!!

KIT DELL’ESCURSIONISTA: Voglia di vedere, scoprire, ricordare. Scarpe comode. ConsigliatI a scelta: lente di ingrandimento, binocolo, macchina fotografica e/o cellulare… per la raccolta, archiviazione e deposito della memoria collettiva. Portarsi dietro anche la merenda per il Pic nic sur l’herbe. Non mancherà la torta del presidente…

Raccomandata bottiglia di plastica contente cenere…vegetale!

Ideazione e responsabilità: M. Francesca Pepi
Organizzazione a cura di Ass. Fuori dal Museo

Info e prenotazioni:
fuoridalmuseo@gmail.com
349/4049695; 329/3644493

http://www.regione.toscana.it/cittadini/cultura/musei/-/asset_publisher/eonjZadAbVH6/content/amico-museo-2016?redirect=http%3A%2F%2Fwww.regione.toscana.it%2Fcittadini%2Fcultura%2Fmusei%3Fp_p_id%3D101_INSTANCE_eonjZadAbVH6%26p_p_lifecycle%3D0%26p_p_state%3Dnormal%26p_p_mode%3Dview%26p_p_col_id%3Dcolumn-3%26p_p_col_pos%3D2%26p_p_col_count%3D3

 

Quando il centro diventa periferia

Quando il centro è periferia…

Atomium. Eretto a Bruxelles per l’esposizione mondiale del 1958

Atomium. Eretto a Bruxelles per l’esposizione mondiale del 1958 , è un monumento di 102 metri, costituito da 9 sfere che rappresentano un gigantesco cristallo di ferro. Foto: fonte Overpress. <http://overpress.it/2014/07/10/25-costruzioni-architettura-moderna/ >

Renzo Piano, citato spesso fuori luogo, ha evidenziato la necessità di arginare il degrado urbanistico, architettonico delle periferie dei grandi centri, che corrisponde spesso a disagio sociale, ad una disaffezione nei confronti degli spazi della vita quotidiana, soprattutto se pubblici o da condividere, che tendono ad essere vissuti come aree di transizione da un posto ad un altro posto o comunque come aree in cui non fermarsi e sostare in modo piacevole, utile, interessante. Si tratteggia così un arretramento culturale. Quello che stiamo vivendo. Ciò che rischia di sfuggire a noi, ai cittadini come agli ammi nistratori, è l’assenza di prospettive strategiche a medio lungo periodo capaci di coesione sociale. Da una parte ripiegamento nel privato, dall’altra decisionismo di corto respiro. Sfugge il lungo declino del “centro”, inteso come centro storico, ma anche come Luogo di aggregazione sociale, oltre che (s)nodo in cui si svolgono le attività della vita pubblica e dove si esprime in pluralità di forme la collettività.
Anche il centro langue e diventa periferia.
La collettività dovrebbe ripensare agli anticorpi per riattivare e rivivere i propri centri non solo in vista dello svolgimento funzionale di servizi, ma come Luoghi in cui ripensarsi.
Non dovrebbero sfuggire queste importanti occasioni per la collettività di ripensare il proprio modo di aprirsi alla novità e procurarsi gli strumenti per far fronte e gestire le inevitabili metamorfosi, con l’auspicio di non esserne oppressi, ma di trovare nuove forme di convivenza con il nuovo e possibilmente valorizzarne le potenzialità di sviluppo e di crescita umana, sociale prima di tutto.
(Francesca Pepi)

Note a Montelisi. Una serata d’arte e di solidarietà

Note a MontelisiSabato 19 marzo, ore 19
Nella suggestiva cornice della casa museo di Carlo Pepi a Montelisi una serata tra pittura, musica, poesia…
Raccolta fondi per l’Associazione Non più sola, impegnata nel sostegno alle persone che affrontano le terapie oncologiche

 

Ospite della serata Anna Tongiorgi, presidente dell’Associazione Non più sola
Buffet: contributo suggerito 20/25 euro
Visita d’arte in compagnia di Carlo Pepi

Musiche di Mozart e Bizet
M° Alessio Bacci, flauto
M° Lisetta Rossi, arpa


Info e prenotazioni:
Moira: 392-1434966
Stefania:328-7230618

Crespina, piazza C. Battisti 8

Lisetta Rossi - Alessio BacciLISETTA ROSSI dopo aver studiato a Firenze e Venezia, ha seguito corsi di perfezionamento con Maestri di scuola francese, tedesca e americana.
Ha svolto la sua attività didattica presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano, dove è stata titolare della cattedra di arpa e docente dei corsi superiori di strumento, didattica dell’arpa e di ensemble di arpe. Ha tenuto corsi di perfezionamento e Masterclass in Italia, anche come docente ospite dei Conservatori di Lisbona, Monopoli e La Spezia, ed ha fatto parte di giurie di concorsi di interpretazione ed esecuzione.
Solista e camerista, ha avuto parte in concerti, registrazioni ed incisioni per Erato e Ricordi con: I Solisti Veneti, l’Ensemble Garbarino, Carme, Ex-novo Ensemble, Antidogma, le orchestre sinfoniche della RAI di Torino, Milano e Roma, i Pomeriggi Musicali di Milano; ha effettuato tournées in Italia, Francia, Svizzera e Germania , ed è stata presente in festival nazionali e internazionali come: Asolo Musica, il Festival Villa Medici a Roma, Musica del nostro Tempo a Milano, Settembre Musica a Torino, Munchengldsbach.
Non ancora ventenne, ha vinto il concorso nazionale per il posto di prima arpa nell’Orchestra Sinfonica Siciliana ed ha proseguito la carriera collaborando come Prima Arpa con numerose orchestre sinfoniche, liriche e da camera, fra le quali il Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Sinfonica della RAI di Milano, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, l’Orchestra della RAI di Roma, il Teatro Massimo di Palermo e l’Orchestra dell’Opera di Genova, suonando sotto la direzione dei Maestri: Muti, Bertini, De Burgos, Gavazzeni, Barshaj, Berio, Inbal, Chailly, Rophé e Tielemann; con quest’ultimo si è esibita come solista nel concerto per flauto, arpa e orchestra di Mozart.

ALESSIO BACCI diplomatosi all’Istituto “Boccherini” di Lucca si è perfezionato all’Accademia Musicale Chigiana con Gazzelloni e Meunier (Diploma ad honorem 1980). Dal 1979 fa parte del Gruppo di Musica contemporanea “Bruno Maderna” col quale ha tenuto concerti per le più prestigiose associazioni musicali e festivals in Italia e all’estero (GAMO di Firenze, “Demetra” di Salonicco, rassegna RAI di Spotorno, incisioni per la radio austriaca ad Innsbruck, Neue Musik di Wiesbaden, Amici di Castel Sant’Angelo a Roma, Festival dei due mondi a Città di Castello ecc.).

Ha effettuato molte prime esecuzioni assolute fra le quali composizioni di Sciarrino, Gentilucci, Ferrero, Morricone, Mannino.
E’ stato primo flauto e ottavino in molte orchestre della toscana e suona in varie formazioni cameristiche.  Ha tenuto masterclass all’università di Dortmund e Istanbul, a Tirana per l’Associazione nazionale dei compositori, ed è stato ripetutamente professore ospite dei Conservatorio di Sidney e Saõ Paulo; è direttore della rivista di musicologia Tetraktys e si occupa
dell’apparato critico del progetto “TESORI MUSICALI TOSCANI” per la diffusione dei musicisti toscani del ‘700.
E’ docente di Musica di insieme per fiati al Conservatorio della Spezia e tiene corsi per il biennio superiore di abilitazione all’insegnamento presso l’Istituto “Pietro Mascagni” di Livorno.

 

Assemblea annuale dell’Associazione

Cari amici,

in vista dei prossimi incontri e degli impegni comuni che ci aspettano, diamo appuntamento a soci ed amici dell’Associazione Fuori dal Museo per la riunione annuale, in vista dell’approvazione del bilancio 2015 e del preventivo 2016, presso il ristorante “Le Muse” di Tripalle, sabato 27 febbraio, ore 19 (seconda convocazione ore 20).

Montecucco-1

Crespina, Valdisonzi (già Valdisonsi). Il Montecucco. Foto da: http://archeocrespina.blogspot.it/

Ordine del giorno:
– Stati di avanzamento impegni e battaglie affrontati e da affrontare su temi di rilevante interesse dal punto di vista della salvaguardia del patrimonio storico-artistico, paesaggistico ed ambientale;
Oratorio di Belvedere per il quale, dal 2012 abbiamo contribuito in modo sostanziale a determinare valorizzazione e restauro; vedi: iniziative e sopralluoghi con rappresentanti della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa (Prof. Renzoni; Arch. Pasqualetti);

– Iniziative volte alla tutela e alla salvaguardia del patrimonio storico e paesaggistico di Valdisonzi;

– Iniziative di carattere artistico, ambientale e di impegno etico, in collaborazione con altri soggetti, affini per intenti e finalità.

Ricordo che la nostra associazione ha rinnovato anche per il 2016 la convenzione con le Terme di Casciana, per cui i soci possono accedere alle agevolazioni descritte nel link:https://fuoridalmuseo.wordpress.com/agevolazioni-per-i-soci/

Un saluto molto cordiale a tutti voi.
Il Presidente dell’Associazione Fuori dal Museo
Francesco Virgili

Prenotazione entro ore 14 di sabato 27 febbraio:

Francesco 329 3644493
Francesca 349 4049695 (preferibilmente orario serale)

Addio all’avvocato Enrico Pappalardo

Abbiamo perso un altro pezzo della memoria storica locale. Si è spento ieri l’avv. Enrico Pappalardo del quale siamo stati ospiti con la nostra associazione in numerose occasioni, nella sua villa di Tripalle, per ascoltare non solo la storia della sua famiglia, ma della comunità, attraverso epoche e generazioni, micro-relazioni, episodi, aneddoti. L’avvocato custodiva con passione il prezioso archivio di famiglia e volentieri faceva partecipe delle sue conoscenze chi avesse desiderio di sapere.

Amava ospitare persone attente e rispettose, condividendo spazi privati della villa, dell’oratorio, del suo giardino dominato da una gigantesca magnolia, una delle più grandi di Europa, scenografia naturale del film “Tredici a tavola” di Enrico Oldoini, dove vera protagonista è la tenuta, fonte di ricordi e sogni, la quale nel racconto cinematografico anziché essere venduta dalla famiglia, di fronte al notaio – impersonato proprio dall’avv. Enrico Pappalardo- viene acquistata da uno degli eredi.

Nel giardino, di cui notava l’assenza di muro di recinzione, come a sottolineare il concetto di sconfinamento discreto tra pubblico e privato, abbiamo avuto modo di ascoltare poesie scelte da Edi Milianti dedicate dal poeta Lelio Priami alla nonna dell’avvocato, quando era in giovane età, prima che si sposasse.

Più volte ci siamo visti accogliere con garbo e generosità le nostre richieste di collaborazione.

Ricordo con particolare affetto, le conversazioni in preparazione dell’incontro dedicato all’opera trecentesca della Madonna della Bolla di Nero di Nello, trafugata più di vent’anni orsono dalla Chiesa di Tripalle. Una copia era stata commissionata dalla popolazione locale all’artista Salvatore Pizzarello come dono per le nozze dei genitori ed appartiene alla piccola Ginevra alla quale andammo a chiederla in prestito per il giorno dell’incontro sulla storia del dipinto originario. Mi sono rimasti impressi nella memoria l’affetto per la nipotina, la gioia di invitarla a condividere con altri una parte della sua storia privata, come un senso di responsabilità verso la memoria collettiva e quella familiare che a tratti, non episodici, si incontrano.Villa Ott Pappalardo

Desideriamo ricordare così, con la foto del giardino di Villa Ott-Pappalardo una persona molto attenta a custodire una memoria che travalica la condizione presente e ne sente la gioia e la responsabilità.

http://archivio.gonews.it/articolo_199585_Spasseggiatevisite-guidate-incontri-riscoperte.html

Sentieri#3

SENTIERI #3
un’indagine sul tempo
Sabato 16 maggio: ore 16.30 e 18.45
domenica 17 maggio: mattina, ore 11.00 / pomeriggio, ore 16.30 e 18.45
Parco di Villa Montelisi, Crespina, Pisa

di e con: Veruska Barbini, Lianka Bedeschi, Federica Caponi, Silvia Chelazzi, Maurizio D’alessio, Serena Gatti, Andrea Giovarruscio, Raffaele Natale, Nicoletta Nocciolini, Luigi Petrolini, Angela Virduci, Margherita Virduci.
Segno Grafico: Dania Puggioni
Segno video-fotografico: Carla Pampaluna, Fabrizio Leverone, Stefano Puzzuoli, Dania Puggioni, Raffaella Pagliei
Con la collaborazione di: Associazione Fuori dal Museo, Città del Teatro, Università di Pisa – Corso di Laurea in Storia e Forme delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media, Comune di Crespina, Gasarti

È NECESSARIA LA PRENOTAZIONE contattando Ass. Fuori dal Museo 349/4049695; 329/3644493
fuoridalmuseo@gmail.com
Lo spettacolo, della durata di circa un’ora, è itinerante. Sono consigliate scarpe comode.
Offerta suggerita: 5 euro.
 
SENTIERI è un percorso teatrale site-specific, alla sua terza edizione, ideato e diretto da Serena Gatti e Raffaele Natale. Prevede la creazione uno spettacolo originale ed unico ideato appositamente per il luogo extra-teatrale per il quale nasce e che da quel particolare luogo trae ispirazione. Un evento quindi irripetibile in altri spazi, nato, provato, realizzato sul posto e non semplicemente riadattato. Il luogo, oltre ad essere la scena dello spettacolo, è in principio la musa ispiratrice del processo artistico. Diviene parte integrante della creazione, con i suoi silenzi, rumori, luci, colori, l’ambientazione naturale e le forme architettoniche che lo caratterizzano, le memorie che conserva, le visioni che evoca.
Sentieri ha la peculiarità di valere anche come un momento di formazione, un’occasione rara di formazione nel campo della composizione teatrale site-specifc, di riflessione sui temi che questa scelta comporta, e sulla sinergia multidisciplinare che provoca. Si apre quindi alla collaborazione tra professionisti e non ed è arricchito dalla collaborazione di un nucleo di fotografi e video maker.
Quella di Sentieri#3 è un’ occasione unica nel suo genere, il parco di Montelisi è abitato da istallazioni d’arte di C. Ragni, G. Verde, E. Sagona, No Style Project, A. Battisti, R. Brotini, Y. H. Perez, P. Mochi, G. Campriani, L. SainsburySentieri#3, E. Scarpini.
A seguito della performance è possibile visitare la Collezione d’arte di Carlo Pepi nella Villa medesima.

Lo spirito che muove questo tipo di progetti è valorizzare le bellezze architettoniche, naturali e paesaggistiche del territorio. Dar luce attraverso l’arte a luoghi che abbiamo sotto gli occhi, ma di cui quasi non ci accorgiamo. Con lo strumento del teatro, della poesia e della musica, Azulteatro lavora a partire dallo spazio che incontra, creando uno spettacolo a seguito di una residenza sul posto. L’obiettivo è riaccendere la curiosità verso il territorio, avvicinare gli spettatori all’opera teatrale e creare un legame più intenso e spontaneo con il processo artistico. Così l’opera si accende di nuova luce, quella nata dall’incontro e non rimane un processo distante a chi non è addetto ai lavori.
L’integrazione tra arte e territorio è una ricerca che viene proseguita da Azulteatro in Italia e all’estero. Ricordiamo il concerto teatrale Canto, e Sentieri #2 realizzati alla Certosa di Pisa, la performance InsideOutside creata a Capo Nord in Norvegia in collaborazione con l’Arctic Cultural Center, Volver per la Tenuta dello Scompiglio, E se… per il Festival Inteatro di Polverigi, In divenire per il Teatro El Fino di Buenos Aires e l’Afst Festival di Napoli, Luz ispirato alle Onde di Virginia Woolf e realizzato ogni volta in modo originale sul monte Amiata e in diversi territori della Sardegna, grazie all’invito di festival teatrali che lo hanno accolto.

Prossimi appuntamenti di Azulteatro
 
Stato d’assedio    9 maggio
in occasione della giornata sulla pace “Lasciateci in pace”, Città del Teatro di Cascina (Pisa)
 
Canto   27-30 maggio
Festival of Alternative Theatrical Expression (Zagreb, Croatia)
 
Alabama Hotel    3 giugno
in collaborazione con Compagnia Boom! Teatro di Buti (Pisa)
 
Icaro    23 giugno – 3 luglio
in collaborazione con Progetto Inchiostro www.zoeweb.eu, Stazione Mergellina (Napoli)

Attendendo Sentieri#3

“DOBBIAMO BATTERCI PER TUTTO CIO’ CHE E’ PICCOLO, CHE CONFERISCE ALLE GRANDI COSE UNA PROSPETTIVA DA CUI VEDERLE”. (W. Wenders, “L’atto di vedere”)

Montelisi è un microcosmo, di architetture naturali e artificiali.Collina di Montelisi

Un Luogo discreto, affascinante che accoglie ed ispira.

Ti senti finalmente nel tuo habitat, restituito alla tua dimensione più profonda; la sua personalità ti seduce e ti avvolge, invitandoti ad un dialogo più intimo ed allo stesso tempo da condividere.

Intriso di memorie e di sogni, che custodisce nel suo scrigno, attende con noi nuove apparizioni, narrazioni che lasciano il segno dentro di noi, attraverso gli incontri che ci regala, per maturare nuovi approdi dell’immaginazione e per la costruzione della realtà.

Non vediamo l’ora di lasciarci accompagnare e sorprendere da questa esperienza straordinaria di SENTIERI#3, suggerito con grande forza poetica e coinvolgimento da Azul Teatro.

Prima di salutare il Luogo, esigente, che ci ha regalato moltissimo, incontri, amicizie, riflessioni, apparizioni, problemi… ancora una volta siamo invitati da Montelisi e sarà una piacevole, trascinante avventura.

Grazie Azul!

Cosa ispira Azul:

http://serenagatti.com/chi-sono-azul-teatro

Azul Dentro l'Anima dell'Albero di Cecco Ragni

Azul Dentro l’Anima dell’Albero di Cecco Ragni

SENTIERI #3 
16 e 17 maggio 2015 (ore 16.30 e 18.45)
Parco di Villa Montelisi, Crespina, Pisa

di e con: Veruska Barbini, Lianka Bedeschi, Federica Caponi, Silvia Chelazzi, Maurizio D’alessio, Serena Gatti, Andrea Giovarruscio, Raffaele Natale, Nicoletta Nocciolini, Luigi Petrolini, Angela Virduci, Margherita Virduci.
Segno Grafico: Dania Puggioni
Segno video-fotografico: Simone Buono, Carla Pampaluna, Fabrizio Leverone, Stefano Puzzuoli, Dania Puggioni, Raffaella Pagliei

SENTIERI è un percorso teatrale site-specific, quest’anno alla sua terza edizione, ideato e diretto da Serena Gatti e Raffaele Natale/Azulteatro. 
Sentieri prevede la creazione uno spettacolo ideato in modo originale ed unico per il luogo extra-teatrale per il quale nasce e che da quel particolare luogo trae ispirazione. Un evento quindi irripetibile in altri spazi, nato, provato, realizzato sul posto e non semplicemente riadattato. Il luogo, oltre ad essere la scena dello spettacolo, è in principio la musa ispiratrice del processo artistico. Diviene parte integrante della creazione, con i suoi silenzi, rumori, luci, colori, l’ambientazione naturale e le forme architettoniche che lo caratterizzano, le memorie che conserva, le visioni che evoca.

Quella di Sentieri#3 è un’ occasione unica nel suo genere perché il parco di Montelisi è abitato, oltre che da una natura non eccessivamente educata, da presenze artistiche e dalle loro tracce: voci e gesti che continuano a riecheggiare e ad apparire oltre i confini del tempo. Sono presenti installazioni d’arte contemporanea di Cecco Ragni, Giacomo Verde, Erica Sagona, No Style Project, Alessandro Battisti, Riccardo Brotini, Yonel Hidalgo Perez, Piero Mochi, Gloria Campriani, Lizzy Sainsbury, Elisabetta Scarpini.

La realizzazione di questo evento è stata possibile grazie alla collaborazione dell’Associazione Fuori dal Museo, Città del Teatro, Università di Pisa, Corso di Laurea in Storia e Forme delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media, Università di Firenze, polo di Prato

Lo spettacolo, della durata di circa tre quarti d’ora, è itinerante e aperto a un numero limitato di partecipanti.

E’ richiesta la prenotazione al numero: Associazione FdM 349/4049695; 329/3644493.
Sono consigliate scarpe comode.

Offerta suggerita 5 euro

Assemblea annuale dell’Associazione

Mino Trafeli, Paesaggio lunare
Mino Trafeli, Paesaggio lunare

Assemblea annuale soci Fuori dal Museo, sabato 28 febbraio, prima convocazione ore 18. Per la riunione saremo ospiti di Emilia, nei pressi di Camugliano (PI).
Per info: 349-4049695.

Odg.:
– Discussione e approvazione bilancio 2014;
– Proposte e progetti in tempi di crisi;
– Collaborazioni e co-progettazioni.

Punto di ritrovo: parcheggio vicino ad Asilo, nei pressi della rotatoria con l’Installazione ambientale di Mino Trafeli, ci aspetteremo contemplando il “Paesaggio lunare”.

Seconda convocazione ore 18.30. Consiglio spassionato per chi poi si perda tra boschi o rotatorie: tenere a portata di cellulare i numeri della Segreteria dell’Associazione Fuori dal Museo: 349/4049695 oppure 329/3644493.
Saremo “raggiungibili” e vi verremo incontro…

Lavoratori, sperequazioni e silenzi

Sottoposti a tagli di bilancio, spesso ciechi, e a sacrifici, non possiamo tacere le sperequazioni, cui si aggiungono le tante disattenzioni verso il mondo dei lavoratori della cultura.

Convinti che cultura coincida con il coltivare il pensiero e gli strumenti per esercitare la libertà di espressione, abbiamo scelto di dedicare la nostra pagina ad una denuncia che rompe il silenzio.

Pubblichiamo la lettera aperta al Cirque du Soleil della performer fiorentina Ilaria Drago e l’intervista di Giacomo Verde per LSDA <www.losguardodiarlecchino.it> “Smettere il silenzio”.

L’intervista di Giacomo Verde alla performer Ilaria Drago

Il 28 gennaio, LSDA ha rilanciato la lettera aperta di Ilaria Drago indirizzata alCirque du Soleil in polemica con le scelte di EXPO2015. Visto il notevole interesse suscitato, abbiamo pensato di approfondire l’argomento con un’intervista a Ilaria. Ecco quindi il punto sulle reazioni provocate dalla lettera e un approfondimento degli argomenti trattati dalla performer fiorentina

Ilaria, cosa ti ha spinto a scrivere?
Dopo avere letto la notizia sui soldi dati per un solo spettacolo nel contesto di Expo e, soprattutto, dopo avere ascoltato diversi artisti discutere e lamentarsi di questa ennesima mancanza di attenzione da parte del nostro Paese, ho sentito di dovere smettere il silenzio. Si parla tanto nel chiuso dei salotti, ci si lamenta fra le mura scure dei teatri, ma poi troppo spesso si accettano meccanismi assurdi, ci si inginocchia senza dire nulla. Perché? Se critichiamo un sistema occorre muoversi: o tentare di arricchirlo del nostro sguardo, oppure uscirne e creare alternative. La lettera al Cirque è un segno; innanzitutto un segno che parla direttamente agli artisti. Facciamoci più responsabili! E proviamo un cambiamento. Se nulla parte da chi dovrebbe avere sensibilità verso gli altri, allora è meglio smettere di lamentarsi. Occorre «fare del pensiero un’azione» per dirla alla Simone Weil. Non servono urla, bombe, violenza, aggressioni. Occorrono forse la semina e la pazienza. Le istituzioni non sembrano interessate a tutto questo e allora forse sta a noi dare la prima vangata!

Stai ottenendo quello che ti aspettavi di ottenere?
Onestamente non credevo che questa lettera avrebbe avuto tanta risonanza. Ho scritto diverse volte spunti per riflettere sulle cose, su di noi, e non hanno mai avuto un tale seguito. La lettera è stata lanciata da “Il Giornale dello Spettacolo” e “Globalist”, poi dal portale italiano di critica letteraria (“Portale Letterario”) ed è deflagrata! Se è successa una cosa del genere, credo sia perché è stato toccato qualcosa che molti sentono. Le visualizzazioni complessive credo siano sulle duecentomila. Diversi giornali online l’hanno rilanciata, ricevo tantissime lettere. Allora, significa che, forse, abbiamo bisogno di confrontarci, di parlare, di dirci le cose. Abbiamo bisogno che le istituzioni sappiano che anche la cultura coltiva vita nel Paese. Che le istituzioni sappiano che il luogo dove loro vivono è ricchissimo. Non hanno fiducia in noi? Non hanno fiducia nelle risorse del Paese che guidano? Io, e forse non solo io, in tutta onestà in loro l’ho un po’ persa. Allora che si fa? Vogliamo aprire un dialogo tutti quanti?

Che tipo di reazioni hai raccolto in generale?
Decine e decine di lettere che mi sono arrivate sono di artisti che ringraziano di avere dato voce al loro disagio, alle loro difficoltà. Le difficoltà di visibilità si trasformano in difficoltà di tirare avanti, ovviamente. Moltissimi mi dicono di essere colpiti dal linguaggio che uso, ne sono toccati:un linguaggio non aggressivo, non violento. Non ho offeso il Cirque. Lo amo e lo rispetto. Ho cercato un contatto umano. Forse, in alcuni punti, la lettera può suonare dura, come il passaggio che chiede di non venire a certe condizioni, ma è chiaro che verranno ed è chiaro che è un segno. Alcune risposte che ho ricevuto, alcuni post che ho letto sono invece molto aggressivi nei miei confronti, mi attaccano personalmente e attaccano il mio lavoro. Mi offendono, mi insultano. Miracoli della rete! C’è addirittura chi ha detto che voglio fare soldi con la lettera, voglio monetizzarla! Se mi spiega come, sono a cavallo! Ma va bene, pazienza. A me non interessa farmi pubblicità, non è l’intento da cui è partita tutta questa storia. Quelle che trovo più sconcertanti e preoccupanti sono invece le risposte in cui le persone dicono che l’Italia non ha nulla da mostrare. Che in Italia non esistono artisti capaci perché se esistessero sarebbero… dove? In tv, per esempio! Purtroppo questo è un sintomo di dove siamo finiti e dove è finita la cultura.
Quello che penso è che Expo avrebbe potuto tenere un mese il Cirque come grande evento e avrebbe potuto, negli altri due mesi, portare anche spettacoli ed eventi di artisti italiani di ogni genere. Immagino una grande festa con tantissime espressioni diverse: dalla danza al circo, dalla poesia al teatro classico e al teatro di ricerca.

Esistono reazioni diverse tra spettatori, addetti ai lavori, politici?
Non saprei, non ci ho fatto tanto caso. Non sono andata a guardare la carta di identità.

Un passaggio della tua lettera ci ha ricordato molte analoghe recriminazioni:
«A dovere passare tantissimo del nostro tempo a tentare di fare quattro o cinque lavori insieme di cui non abbiamo competenza, invece del nostro, quello per cui siamo nati, abbiamo dato la vita, per il quale ogni giorno ancora ci svegliamo nella speranza di poterlo portare al mondo. Di poterlo vivere con dignità».
Puoi approfondire il concetto? Ci pare determinante per capire il tema della subalternità del lavoro creativo nell’epoca contemporanea.
Molte associazioni o compagnie non sovvenzionate (a volte anche quelle sovvenzionate!), pur essendo di alto livello, non hanno i soldi per potersi permettere un ufficio come si deve che sostenga il lavoro artistico; non sono in grado di stipendiare un organizzatore, un amministratore, un grafico, un ufficio stampa, un commercialista. Tutte cose necessarie per promuovere e sostenere un progetto, soprattutto quando non si passa in televisione o da canali privilegiati. Devono fare delle scelte difficili, basate su cosa sia più urgente in quel momento. Occorre perciò dividersi il lavoro fra artisti e tentare di farlo al meglio. Ma è stressante perché si finisce a passare ore e ore dietro a pc, telefono, regole intricate, clausole, conteggi, scontrini e quant’altro. La burocrazia sembra assorbire l’ottanta per cento delle risorse!Invece quelle dovrebbero essere risorse spese per creare, lavorare sulla realizzazione dei progetti artistici. È schizofrenico! A volte le Compagnie non hanno i soldi per pagare nemmeno il costumista, lo scenografo e devono tagliarli. Quasi mai le prove degli attori, dei registi, dei drammaturghi sono pagate. E chi potrebbe permetterselo! Le prove possono durare settimane o qualche mese (se non vogliamo parlare di spettacoli raffazzonati in fretta). Tocca quindi inventarsi altri lavori: dall’insegnamento, se va bene, fino a fare i babysitter, per sostenersi nel lavoro che ci competerebbe! Poi, considerando che i pagamenti a cachet, quando ci sono, non arrivano prima di trenta giorni (raramente a trenta, se va bene sono dai novanta giorni ai due anni!), il risultato è questo: o hai soldi per lavorare, o stai a pezzi e cerchi di rincorrere tutto, o fai altro!

Più di una volta nella tua lettera parli di “gestione mafiosa” nell’organizzazione culturale italiana. Potresti fare un esempio?
Un po’ in generale: quello che intendo per “gestione mafiosa” è una gestione degli spazi, dei festival, delle rassegne, dei circuiti che troppe volte non è chiara, non si basa sulle capacità reali degli artisti o sulla passione per un progetto ricevuto e letto da un direttore artistico. I criteri sembrano altri. Quali? Tante volte la gestione è fra gli amici degli amici. E va anche benissimo che un amico di cui ti fidi ti consigli un progetto, per carità di Dio! Ma ci sono tantissimi spettacoli che non vengono visti perché i progetti vengono cestinati direttamente senza neppure essere letti. Puoi passare mesi senza riuscire a fare leggere un progetto o parlare a un direttore artistico. Alla fine diventa paradossale, si arriva a tentare di trovare qualcuno che ti raccomandi per fare leggere il materiale inviato. Che significa? Che dobbiamo cercare solo raccomandazioni? Non vale il lavoro per ciò che è? Poi ci sono le mode: o appartieni a una moda o non esisti. Le mode da chi sono dettate? Se la moda del momento è un nome, ecco che nessuno rischia, prende quel nome e basta e magari così si tira dietro anche alcuni buoni critici. Io sono una persona semplice per certi versi: ho una mela, la metto sul bancone del mio negozio, tu vieni e la vedi, se ti piace la compri se ha i vermi no! Il problema qui è che neppure ci entrano in negozio a vederla ‘sta benedetta mela! Sarà mai possibile ricreare dei rapporti più chiari, lineari e meno farraginosi? Non lo so.

Ilaria Drago e Marco Guidi, progetto TSR Teatro Sensibile di Riconnessione

 

Nella lettera parli anche di etica. Pensi davvero che valore etico e valore artistico siano così strettamente collegati? Pensi che ogni artista debba far coincidere arte ed etica?
Ogni artista è, prima di tutto, una persona. Dipende dalla propria coscienza. Diciamo che c’è un senso etico che può prevedere delle scelte: da che parte voglio stare? In che relazione con la mia comunità? Io non ho la verità in tasca, ma posso tentare qualcosa nella direzione del rispetto e dell’onestà verso l’altro. Ci provo! Se per fare più bello e forte uno spettacolo, prendo dieci persone e le ammazzo veramente, forse il mio senso etico è un tantino destabilizzato! Siamo nelle mani del Mistero perché tutto potrebbe essere utile, ma forse ci possiamo accordare per la migliore ipotesi possibile di rispetto per ognuno? Sono un essere umano e un’artista, per me la ricerca e l’attenzione comprende entrambe.

Chiedi al Cirque di rendersi conto che il loro evento Alla vita esisterà grazie alla possibile morte di tanti artisti italiani. Ma non è quello che succede normalmente nella guerra per la sopravvivenza artistica anche tra italiani?
Lo penso anche io. Questa lettera passa da Expo, ma è la richiesta di svegliarci un po’ tutti! Una volta ho scritto una lettera aperta agli artisti (italiani!) e ho detto che forse uno dei gesti che avremmo potuto fare per ognuno di noi sarebbe stato quello, almeno come punto di partenza, di pagare i biglietti agli spettacoli degli altri! Sappiamo tutti come vanno le cose eppure niente, si cerca sempre di svicolare, di strappare l’omaggio. Pagare il biglietto è riconoscere il valore e il lavoro dell’altro. È un atto di attenzione, di complicità. È un prendersi la mano e dirsi dai!, possiamo farcela e siamo insieme! Quando c’è poco pane sembra ci si debba ammazzare l’uno con l’altro per averne una briciola. Tante volte per fare questo si perde anche la dignità.Ma per cosa lo facciamo? Per stare su un palcoscenico? Per essere visti, per metterci in mostra? Veramente l’Arte è questo? Solo questo? Forse potremmo iniziare a pensare qualcosa di diverso da quello che hanno insegnato, dal protagonismo che diventa quasi oscenità quando calpesta l’altro? Potremmo non essere conniventi di un sistema ferino e cieco? Siamo solo schiavi dell’economia? Potremmo iniziare a pensare che condividere aumenta? Chissà!

Se l’organizzazione dello spettacolo pubblico in Italia dipendesse da te, come lo gestiresti?
Non lo so, dovrei studiare, capire, dovrei mettermi lì ad ascoltare le esigenze, comprendere le necessità. Cercherei di gestirla con più trasparenza possibile. Vorrei non ci fossero separazioni, opportunismi… Gestire qualcosa per una comunità ha bisogno di grande responsabilità ed è un cammino anche per chi lo fa. L’importante è che non diventi una questione di potere.

Salutiamo e ringraziamo Ilaria, dando notizia di un workshop da lei condotto a Firenze. Qui tutte le informazioni utili.

ilaria-drago

Fonte: http://www.losguardodiarlecchino.it/lettera-aperta-al-cirque-du-soleil-da-parte-di-ilaria-drago/

Spettabile Direzione Artistica

Spettabili artisti

Spettabili lavoratori tutti,

amo la grandezza del Cirque du Soleil, le storie che racconta, i virtuosismi, i colori, la magia, le qualità professionali e non ultimo il fatto che non utilizzi animali in scena. Vi ho amato fin dalla prima volta che ho visto il vostro lavoro.

Vi voglio però mettere al corrente di qualcosa che accade qui, nel nostro Paese, che forse non sapete, che mi auguro non sappiate!

Siamo in tanti. Artisti. Teatranti, danzatori, poeti, performer, autori. Tanti davvero. E bravi! Siamo tanti professionisti che ogni giorno si trovano a lottare per non soccombere alla politica feroce che ci fa morti ogni volta che ci nega una sovvenzione, che non ci risponde al telefono quando presentiamo i progetti, che ci umilia tenendoci mesi se non anni a chiedere i cachet pattuiti per un lavoro realizzato. Siamo in tanti, bravi davvero, a non avere accesso agli spazi, ai teatri, ai progetti grandi. Figuriamoci a quelli internazionali! A dovere passare tantissimo del nostro tempo a tentare di fare quattro o cinque lavori insieme di cui non abbiamo competenza, invece del nostro, quello per cui siamo nati, abbiamo dato la vita, per il quale ogni giorno ancora ci svegliamo nella speranza di poterlo portare al mondo. Di poterlo vivere con dignità.
Siamo tanti, davvero, e bravi!

Ho trovato sconvolgente, un ennesimo atto di ignoranza e irresponsabilità da parte del nostro Paese, sapere che verrete a in Italia a Milano a Expo 2015 prendendo tanti e tanti di quei soldi che noi forse non riusciamo neppure a immaginare, tanti di quei soldi che forse non vedremo mai nella nostra vita!

L’ho trovato sconvolgente e anche violento direi. Mi sono vergognata. Di noi. Del mio Paese!

Non ho dubbi che il vostro magnifico talento e lavoro valga tanti soldi, vi vedrei per ore e giorni ed è indubbio che tre mesi di Cirque abbiano la loro necessità economica; ma è il gesto in sé, l’atto spietato del nostro Paese nei nostri confronti, noi suoi cittadini e figli, a sconcertarmi.

È vero che a pagare sarà Expo Spa, ma “i suoi azionisti sono Ministero dell’Economia, socio di maggioranza, cui si sommano Comune e Provincia di Milano, Regione Lombardia e Camera di Commercio di Milano. Insomma, a pagare sono in larga parte i contribuenti“.
I contribuenti sanno che il loro Paese ha una ricchezza artistica grande, tanto spesso a loro celata dal sopruso dei giochi mafiosi di un sistema avvelenato?

Non so se loro lo sanno, ma noi sì sappiamo quel che paghiamo in termini economici e morali. In termini di fatica e invisibilità!
Quello che mi turba ancora di più è immaginare che nessuno di quelli che ha scelto Cirque sappia dei talenti e delle ricchezze artistiche del proprio Paese e perciò abbia scelto con superficialità, senza porsi neppure il dubbio.

Non dico di non ospitarvi, siete dei graditissimi ospiti, ma dico che dovremmo per lo meno condividere questa ricchezza economica – che evidentemente c’è quando si vuole!
Dico che il Paese che ospita Expo dovrebbe avere il coraggio di mostrare quel che ha e se anche avesse poco dovrebbe avere il coraggio di mostrare quel poco che ha! Invece di fingere tra fumo, lucine, fuochi artificiali e giochi di magia, di essere tanto ricco!

Se io sono davvero povero, non mi umilia mostrare i miei abiti dismessi al mondo, perché so che il mio valore è ben altro!

E quindi siamo in tanti qui, in tanti artisti italiani bravi davvero, a chiedervi di mostrare quanto il valore della vostra Arte, della vostra etica e della vostra umanità sia grande!

Siamo qui a chiedervi di mostrare quanto un evento artistico, seppur meraviglioso e di indubbio valore, non sia fondato sulla morte di centinaia di artisti italiani, anziché sul rispetto “AllaVita”!

Mi rivolgo direttamente a voi per chiedervi di non accettare l’invito ad EXPO 2015!

Aspettiamo (io e credo tanti altri) fiduciosi una vostra risposta, sapendo anche che dicendoci di no, direte di sì alla corruzione, all’abuso, all’ignoranza, ai giochi mafiosi, alla povertà morale del nostro Paese. Sapendo che dicendoci no, direte sì alla nostra disoccupazione, perdita, svalutazione.
E non sarà accettabile.
Mi auguro di vedervi, in un’altra modalità o in un contesto diverso. Mi auguro di incontrarvi nella condivisione e non nella violenza dell’ “accettazione indebita”!
Buon lavoro!

Ilaria Drago