Al SottoVetro di Casciana Terme, in via Roma 10, domenica 20 ottobre alle 17.30 s’inaugura una nuova mostra, dedicata a Paolo Francesconi, a cura dell’Associazione Culturale Fuori dal Museo.Sarà visitabile fino al 10 dicembre, su appuntamento (349 4049695).
La radicalità del lavoro di Francesconi non indulge a piacevolezze. Impone alla materia di rivelarsi nella sua nudità, spogliata da qualsiasi abbellimento, estranea a qualsiasi configurazione che non rappresenti la transitorietà iscritta in ciascun essere o i postumi di una violenza subita, dalla natura, dalle storture della ragione.
Permanentemente alla ricerca di un senso alla condizione umana, con un forte rispetto per i “vinti” ed una profonda empatia verso di essi, l’artista ha rintracciato, nella materia stessa e nei processi di consunzione e trasformazione a cui va incontro, i simboli e le chiavi interpretative di ciò che si potrebbe chiamare il “grado zero” del vivere, il livello più basso di aspettative, di aspirazioni ed illusioni, come a sondare il punto di snodo della dignità dell’individuo, del suo essere nel mondo.
Ne emerge una incalzante indagine sui fondamentali dell’esistenza, sulle regole auree in cui si iscrive immancabilmente la vita, dal sorgere al suo tramonto, fino a “vedere -come Battiato- l’alba dentro l’imbrunire”.
La materia nella sua nudità è specchio efficace di una continua trasformazione, di un logoramento che l’uomo contemporaneo, a partire dalla civiltà industriale, ha rigettato, in vista di ciò che è più nuovo, più funzionale, più utile, o almeno così sembra, su impulso di un’impostazione consumistica indotta dai media per plasmare modelli e organizzazioni di società.
Francesconi, rifuggendo da tale assunto, ha invece provato a scardinarlo con la teoria e con la pratica del suo fare artistico, nonché della sua vita, attenta costantemente a ristabilire un equilibrio di sensibilità, di visione e di giudizio verso quanto solitamente viene escluso, rifiutato, come non avesse in sé una dignità, che invece l’artista, con il suo sguardo acuto e impietoso verso la falsità, sa cogliere, in esseri animati e inanimati.
La sua non è solo una poetica dell’objet trouvé tipica del Nouveau Réalisme, il senso bizzarro e spiazzante derivato dall’assemblaggio di oggetti scartati e recuperati dalla quotidianità, rivestiti di nuova vita ed energia.
Il recupero di un elemento scartato e la sua esposizione, enfatizzata nello spazio definito dall’intervento artistico, ne sottolineano il valore simbolico.
Una rivoluzione di valori e di significati.
Ne deriva una sacralizzazione di quanto è stato scartato, inutilizzabile dalla catena dei consumi e dalle sue logiche.
Oggetto di particolare cura non sono solo elementi in ferro, in plastica, sottoposti ad un ulteriore processo di trasformazione e di sublimazione, ma anche ciò che ricorda la fine.
Il legno levigato dalle intemperie, le ossa di animali recuperate nel corso di camminate nel bosco o lungo la riva del mare, diventano ‘reliquie’ sacralizzate nello spazio pittorico.
Francesconi ha descritto una resistenza, anzi una resilienza della materia, che si esplicita nell’accoglimento della vita, nelle sue diverse declinazioni, che non distraggano dalla sua essenza, fatta di paziente tenacia, di lotta e di coraggio, in una parola di dignità.
E’ una propensione a muoversi “in direzione ostinata e contraria”, come canta De André, a condividere i bassifondi dell’anima di uomini e cose, alla ricerca di uno spiraglio di verità, lontano dal luccichio stordente delle masse tese verso traguardi che non dissetano e non producono una ricchezza duratura né feconda, che non è in grado nemmeno di alleviare il senso di disagio provocato dalla stessa fuga rispetto ad una realtà che incalza, per la sua imprescindibilità.
La grammatica di Francesconi è elementare e inappuntabile, nata da un confronto serrato tra materialismo e spiritualità, o meglio dall’evidenza di un conflitto tra il bisogno di verità e la sua negazione apparentemente invalicabile, tra il senso del limite e l’urgenza di superarlo.
L’artista non ammette esitazioni formali: per lui non c’è estetica senza etica.
A chi abbia avuto la fortuna di conoscerlo è nota la sua affabilità, l’inclinazione alla battuta per alleggerire situazioni gravi, eppure il suo lavoro è estremamente serio, quasi senza eccezioni, di una tragicità inoppugnabile e mai fuori misura.
Anche nelle scritture e nelle carte, o nei lavori su garza in cui sembra riflettere sugli equilibri formali estremamente raffinati e astratti di Mondrian e di Rotkho, e che ad un primo sguardo appaiono più lievi e sgombre di drammaticità, Francesconi affronta le verità essenziali della vita e della morte, per affondare il dito nella piaga dolorosa delle verità dell’esistenza, che restituiscono a ciascun individuo la relatività e precarietà della propria condizione, indipendentemente dai successi e dai benefici di cui possa godere. (MfP)